La presenza di cavità nel sottosuolo della fascia pedemontana lombarda, indicativamente tra l’Adda e il Ticino, è nota da tempo.
Resoconti delle manifestazioni più o meno eclatanti del cedimento di queste cavità si sono susseguite per quasi mezzo secolo nella letteratura scientifica e da molto più tempo nei racconti di paese e nella cultura popolare, soprattutto nel settore orientale del territorio brianzolo.
Le convinzioni scientifiche più radicate rispetto all’origine ed alla natura di queste cavità si sono rivelate errate solo grazie a studi ed approfondimenti abbastanza recenti, che hanno soppiantato la visione classica che voleva questi vuoti lasciati da blocchi di ghiaccio sepolti.
A partire dalla fine degli anni Novanta è stato dimostrato che gli occhi pollini sono dovuti a processi geologici assimilabili al carsismo; non si tratta quindi di “buchi” che possono essere trovati e riempiti, ma piuttosto di un fenomeno dinamico e in continua evoluzione, di una rete di condotti e cavità sotterranee che muta grazie alla circolazione di acqua nel sottosuolo.
Per questa ragione la Provincia di Monza e della Brianza ha ritenuto di approfondire questo fenomeno, fornendo alla pianificazione ed alla gestione del territorio le conoscenze e gli strumenti più appropriati per prevenirne e mitigarne gli effetti più gravi.
La mappa della suscettività contenuta nella Tavola 8 “Assetto idrogeologico” del PTCP vigente costituisce tutt’ora l’unico esempio di definizione cartografica del grado di pericolosità associato al fenomeno degli occhi pollini, pur non mancando manifestazioni di questa fragilità territoriale in tutte le province confinanti.
Le norme del PTCP (art.8) richiedono ai Comuni di valutare questa fragilità geologica nella definizione delle azioni di governo del territorio.
Le linee guida definite nella relazione del PTCP fino al 2017 hanno rappresentato il solo esempio istituzionale di supporto alla pianificazione territoriale sul tema e sono state fondamentali per la definizione del corretto approccio all’invarianza idraulica, definito dal Regolamento Regionale 23 novembre 2017 , n. 7, nel nostro territorio.
La più importante manifestazione recente degli effetti degli occhi pollini in Provincia si è avuta nel giugno 2016, tra i Comuni di Bernareggio e Aicurzio, causando ingenti danni ad abitazioni e ad attività commerciali.
A seguito di tale evento, rispondendo alla richiesta di diverse Amministrazioni Comunali, la Provincia di Monza e della Brianza ha promosso l’avvio di una nuova fase di studio del fenomeno degli occhi pollini per aggiornare il quadro attualmente contenuto nel PTCP, per raffinare le indicazioni operative per la pianificazione territoriale e per sviluppare i meccanismi di collaborazione interistituzionale necessari all’iscrizione del fenomeno degli occhi pollini tra le problematiche di dissesto idrogeologico del territorio.
Grazie all’azione di coordinamento operata dalla Prefettura, nel luglio 2018 è stato sottoscritto un primo protocollo di collaborazione, tra Provincia, ATO e la società BrianzAcque (gestore del servizio idrico integrato), finalizzato alla sperimentazione di una modalità operativa di aggiornamento del quadro conoscitivo relativo al fenomeno degli occhi pollini su un primo bacino di 15 Comuni.
Con il supporto di Regione Lombardia, nel febbraio 2019, è stato inoltre definito e sottoscritto un ulteriore accordo di collaborazione per consentire la massima condivisione di informazioni e risorse sul tema dal livello comunale fino a quello statale, arrivando a coinvolgere ISPRA per l’inserimento degli occhi pollini nel Database Nazionale dei Sinkhole.
L’aggiornamento del quadro conoscitivo relativo al bacino dei primi 15 Comuni si è concluso nel dicembre 2019; nel febbraio 2020 la Provincia di Monza, ATO e Brianzacque hanno sottoscritto un nuovo protocollo di collaborazione finalizzato ad estendere la raccolta di dati e le analisi a tutto il territorio provinciale.