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Vincenzo Vergani

Quando la sera dell'8 settembre 1943 il generale Badoglio annunciò alla radio l'armistizio firmato con gli Alleati che determinava l'uscita dell'Italia dalla guerra, Vincenzo Vergani si trovava sotto le armi, inquadrato nel 154° battaglione mitraglieri, facente parte della 154° Divisione di fanteria “Murge”.

Il reparto era dislocato in Croazia, sulla costa tra Sinj e Buccari e, già dal giorno seguente, in mancanza di chiari ordini, aveva intrapreso il trasferimento per rientrare in Italia.

Giunti nella città di Fiume, l'odierna Rijeka, la divisione fu sciolta e la maggior parte dei suoi componenti disarmata e catturata dai tedeschi che ritenevano ora traditori i loro vecchi alleati.

Come altri 600.000 militari italiani, fu internato in Germania e fu destinato al lavoro forzato in un luogo terribile.

Poche settimane prima, il 28 agosto 1943, era stata aperto sul monte Kohnstein, non lontano dalla città di Nordhausen nella Germania orientale, il campo di concentramento di Dora-Mittelbau.

Per scavare i tunnel e poi per lavorare all'assemblaggio dei missili, furono deportati migliaia di prigionieri sia politici che
militari di svariate nazionalità, fra questi 1435 italiani di cui, contro ogni convenzione internazionale, 861 militari dell'ex-esercito regio, tra cui Vincenzo Vergani.

Il 18 febbraio 1944 era già morto, a ventuno anni, per gli stenti di questa vita da topi.

Si stima che a Dora lavorarono circa 60.000 prigionieri, di cui almeno 20.000 persero la vita come il giovane vimercatese.

VIMERCATE

Vincenzo Vergani


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